La sfida del mantenimento del comportamento sicuro
di Thomas E. Boyce, E. Scott Geller
Si applicano i metodi della generalizzazione (Stokes & Baer, 1977) per indagare le contingenze che producono il mantenimento delle risposte a lungo termine in interventi per la sicurezza comportamentale su larga scala. Qui suggeriamo che le caratteristiche rappresentanti i quattro metodi originariamente delineati da Stokes & Baer (1977) possiedano un effetto additivo su durata e quantità del mantenimento di risposta ottenuto. Per valutare la validità di questa ipotesi, descriviamo e analizziamo un campione di ricerche sulla sicurezza sul lavoro pubblicate in riviste di riferimento tra il 1974 e il 1996. Senza badare alla tecnica di intervento, le caratteristiche comuni agli studi che hanno prodotto il mantenimento del comportamento sono state due: l’uso di lavoratori sul posto per gestire il programma e i feedback in un contesto con molti comportamenti target; un singolo comportamento target facile e conveniente da produrre. Si raccomanda che il behavior analyst programmi il mantenimento della risposta, anche a costo di pubblicare meno dimostrazioni a breve termine del controllo funzionale.
di Fabiola Casarini, Francesca Cavallini
Università di Parma, Facoltà di Psicologia
Spesso si parla delle Nuove Tecnologie come di quegli strumenti in grado di portare ricerca e innovazione in contesti scolasti tradizionali ( Calvani, 1997 ) con un riferimento più o meno esplicito all’uso di mezzi informatici.
Impiegare “tecnologie didattiche” non significa soltanto servirsi del computer, ma, più in generale, di tutti quei mezzi educativi, sviluppati su basi scientifiche e con tecniche avanzate, creati per produrre e controllare i programmi d’insegnamento ( Laeng, 1989 ). Mentre un certo ritardo nell’uso delle potenzialità del computer a scuola è comprensibilmente legato ai tempi di adeguamento di strutture e competenze, è invece difficilmente giustificabile lo scarso ricorso a quelle nuove tecnologie che, applicabili anche con strumenti verbali e cartacei, si sono dimostrate economiche, valide e vantaggiose in fase sperimentale.
di F. Cavallini , F. Berardo, L. Pignoli
La Sindrome di Down (SD), descritta per la prima volta nel 1866 dal medico inglese John Langdon Haydon Down, rappresenta la causa più frequente di disabilità intellettiva (1 ogni 700 nati).
Esaminando nello specifico le prestazioni degli individui con SD è possibile individuare un profilo tipico caratterizzato soprattutto da deficit nelle competenze linguistiche, da atteggiamenti di lentezza e ripetitività e da condotte di tipo oppositivo che sono però molto spesso riconducibili a modalità educative poco adeguate (Cantagallo e Amata, 2007).
All’interno della popolazione con SD, tuttavia, esiste una notevole variabilità individuale sia da un punto di vista comportamentale che cognitivo.
Il seguente studio, che vede come soggetto sperimentale una bambina con SD in età prescolare, si pone all’interno di un’ottica di intervento individualizzato e precoce che sia in grado di favorire l’acquisizione di specifiche abilità scolastiche. Attraverso la metodologia Precision Teaching, in pochi minuti di training, è stato possibile insegnare e monitorare l’acquisizione dell’abilità di lettura di lettere nei formati stampato maiuscolo e
minuscolo. Procedendo in tale direzione, successivi studi potranno indagare una probabile relazione di application tra la component skill (lettura di lettere) e le composite skills (lettura di sillabe e parole) in soggetti con SD.
di F. Berardo, F.Cavallini e S. Andolfi
Avere una scrittura leggibile significa possedere un tratto grafico accurato. Il solo criterio di accuratezza non assicura però l’ottenimento di un ritmo di scrittura adeguato all’età. L’inserimento del parametro “tempo” nello sviluppo di curricula per soggetti che presentano difficoltà di scrittura in corsivo permette di offrire loro ulteriori opportunità di apprendimento e di acquisire la completa padronanza dell’abilità.
L’intervento ha coinvolto un soggetto con diagnosi di disgrafia e due soggetti, non diagnosticati, caratterizzati da una scrittura particolarmente lenta e da una grafia poco leggibile. Attraverso la metodologia Precision Teaching, in pochi minuti di training, è stato possibile incrementare il numero di parole scritte nell’unità di tempo e diminuire errori sia di natura grafica che ortografica. Il presente studio indaga quindi l’importanza del concetto
di fluenza in soggetti con e senza diagnosi di disgrafia ed offre uno spunto interessante sulla relazione tra fluenza ed accuratezza.
di Silvia Perini, Fabiola Casarini, Roberto Cattivelli
Columbia University, Teachers College Università di Parma, Facoltà di Psicologia
The following study replicated the findings of Nuzzolo-Gomez et al. (2002) on using the stimulus-stimulus pairing procedure to teach preschool children with autism how to increase appropriate toy play to replace stereotypy. The dependent variables were the number of correct responses, incorrect responses and intervals of stereotypy emitted during probe sessions and the independent variable was the stimulus-stimulus pairing procedure for toy conditioning. The design for this study was a double single subject with Participant A being treated in a CABAS® School setting and Participant B in a Learning Centre in
Italy. Experimenters and procedures were the same for both Participants. The conditioning procedure demonstrated to be an effective intervention in increasing appropriate toy play and decreasing stereotypy for both students. These findings supported the choice of positive interventions to improve the behavior of preschoolers with high rates of stereotypy in the free play setting, both in USA and Italy.
di O. Pino, D. Leone, S. Forconi, F. Casarini
The aim of the present study is to evaluate the effects of mand and tact establishment on collateral response in functionally different conditions among typically developing children. The influence of both mand and tact trainings on spontaneous utterance emergence was also examined by evaluating the role of preference. Data were collected within A-B-A and A-B-A-B1 multi-schedule across subjects’ designs. Six children with typical abilities were trained either to mand or tact the items ranked as highest and lowest in a preference assessment and subsequently tested to see if responses occurred in collateral conditions. Results show that all participants rapidly manded for preferred and neutral stimuli but acquired tact slowly suggesting that, although preference can be considered a strong motivative variable, other contingencies may alter verbal production. The role of stimulus preference and operants independence needs to be further investigated in consideration of the natural changes in its value during the experimental history.