Lo scorso 2 luglio i ricercatori di AARBA hanno tenuto una relazione dal titolo “Cyberdipendenza: fenomeno di costume o patologia?” per i consoci del Rotary Club Milano.
Il Rotary Club Milano, istituito il 20 dicembre 1923, è il primo Rotary Club nato in Italia e uno tra i primi in Europa. Scopo del Rotary è incoraggiare e sviluppare l’ideale del “servire” inteso come motore e propulsore di ogni attività, e per questo si fa promotore di iniziative culturali e sociali.
È proprio con questo spirito che è stato sviluppato un progetto di prevenzione dalla cyberdipendenza, da realizzare attraverso uno “scudo” di informazioni indirizzate agli insegnanti e ai genitori di bambini di età compresa tra i 6 e i 18 anni, volto a insegnare a decodificare i campanelli d’allarme di questa nuova dipendenza. Il progetto si fonda sulla convinzione che la salvaguardia della salute dei ragazzi passi attraverso l’alleanza educativa tra scuola e famiglia nell’insegnamento di un uso consapevole di Internet.
Il progetto rotariano vuole contribuire al successo di questa alleanza attraverso la creazione di un opuscolo clinico e giuridico sulla cyberdipendenza, e la realizzazione di cicli di conferenze nelle scuole di Milano da parte di psicologi, pediatri, informatici e giuristi volontari del Rotary.
AARBA è stata invitata a partecipare al progetto, portando il contributo della Behavior Analysis all’individuazione dei primi segnali di cyberdipendenza e soprattutto alla messa in atto di strategie efficaci per la loro soluzione. Per questo motivo l’associazione è stata invitata insieme a tutto il gruppo di lavoro in occasione di una delle conviviali del Club, per presentare brevemente il problema: la cyberdipendenza nell’infanzia e nell’adolescenza.
Di seguito, il riassunto della relazione stilato dalla segreteria del Club.
“La tendenza a sviluppare comportamenti di dipendenza aumenta soprattutto in età adolescenziale. Questo è dovuto a un fattore psicologico classico degli adolescenti quale la propensione cognitivo-affettiva che tende all’immediatezza e all’istantaneità delle azioni.
L’adolescente tende facilmente a ricercare nuove emozioni e sensazioni non procrastinabili poiché l’impulsività lo spinge alla ricerca e al raggiungimento della massima gratificazione nel più breve tempo possibile. Il tutto è accompagnato da un’insicurezza e da una voglia di trasgredire le regole, classica dell’età che, se correlate alla voglia di emulazione dei coetanei, creano un mix che porta facilmente alle prime forme precoci di dipendenza.
Le fasi della cyberdipendenza sono: la fase iniziale è definita tossicofilica ed è caratterizzata da un’attenzione eccessiva per i social e la tecnologia in generale con un incremento del tempo di permanenza online con una evidente difficoltà nel sospenderla. La seconda fase è definita tossicomanica ed è correlata a fenomeni psicopatologici quali difficoltà a relazionarsi con le altre persone, difficoltà nel sonno e casi di lieve schizofrenia. Un’aggravante alla dipendenza è data dalla frequentazione di siti di incontri o social network che garantiscono l’anonimato, così da creare uno spazio psicologico in cui il soggetto può proiettare le proprie fantasie e perversioni senza essere riconosciuto. Tutto ciò, nella mente di un adolescente, è ancora più pesante perché genera un mondo parallelo in cui è difficile trovare una via di fuga.
In tutto questo è fondamentale l’aiuto e il ruolo della famiglia di un adolescente a rischio cyberdipendenza. Evidenti carenze da questo punto di vista portano a una forte componente di dipendenza che spesso causa anche altri comportamenti a rischio, quali l’alienazione dalla realtà. La famiglia deve essere disponibile all’ascolto e alla condivisione dei problemi, e può sussistere solo se anche la stessa famiglia non è a sua volta soggiogata dalla tecnologia. La percezione di poter contare sulla famiglia deve essere forte e stabile perché può essere un toccasana per la salute fisica e mentale dell’adolescente.
Il compito di tutore dell’adolescente non spetta solo ai genitori, sebbene loro abbiano la priorità. Tuttavia, secondo una recente ricerca condotta a livello internazionale, 1 persona su 3 ammette di fare fatica a staccarsi dalla tecnologia anche quando ha la piena consapevolezza di doverlo fare.
A livello internazionale gli adolescenti (15-19 anni) sono la fascia d’età con più problemi di dipendenza da tecnologia: poco meno della metà (44%) dichiara di avere difficoltà a staccarsi, anche quando è consapevole di doverlo fare. Seguono nella classifica dei più dipendenti i ventenni (41%) e i trentenni (38%). Al contrario, i gruppi di età più maturi soffrono meno di dipendenza da tecnologia e la percentuale più bassa in assoluto (15%) si registra tra le persone con più di 60 anni. Guardando invece ai risultati per fasce di reddito, si nota come le persone ad alto reddito siano quelle più dipendenti dalla tecnologia: ne è convinto il 39% degli intervistati. Al contrario, la fascia a reddito più basso è anche quella che ha meno problemi a prendersi una pausa dalla tecnologia.
Insomma, il problema della dipendenza da tecnologia (cyberdipendenza) è abbastanza radicato, ma siamo ancora nei tempi utili per trovare delle soluzioni al problema”.